barbara matera

membro del parlamento europeo

Barbara Matera, fin da giovanissima attiva in diverse campagne elettorali e manifestazioni politiche, è stata eletta al Parlamento Europeo appena terminati gli studi in Scienze della Formazione e dell’Educazione presso l’Università La Sapienza di Roma.

È dal 2009 membro del Parlamento europeo, dov’è attualmente vicepresidente della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere.

 In questa intervista si parla di:

  • ruolo della politica nella parità di genere
  • congedo parentale e orario di lavoro per diminuire le disparità
  • l’ingresso dei giovani in politica

 

Quando e perché ha iniziato ad interessarsi di politica?

La mia militanza ha avuto inizio sin dal 2001 partecipando attivamente a iniziative e campagne elettorali di Forza Italia.

Nel 2008 ho rinunciato alla candidatura alla Camera dei Deputati nelle Liste elettorali del Popolo della Libertà, così da terminare gli studi universitari. Nel 2009, ultimati gli esami universitari, ho accettato ben volentieri la candidatura al Parlamento Europeo nelle liste del Popolo della Libertà per il Collegio Sud. Venendo eletta al Parlamento europeo con 130.000 preferenze. Nel novembre 2009 ho conseguito la laurea in Scienze della Formazione e dell’Educazione, discutendo una tesi sulla Riforma del Sistema Scolastico Italiano.

Seguire la politica significa comprendere e analizzare i problemi presenti nella società. Viviamo in una società moderna in cui tutto ciò che ci circonda è frutto di politiche.

Ho sempre pensato che l’atteggiamento migliore, al fine di far fronte ai molteplici problemi che affliggono la nostra società non sia necessariamente credere che si viva meglio solo in altri paesi del mondo, l’Italia è un paese ricco di risorse che purtroppo non vengono sfruttate e proprio per questo motivo bisogna combattere e credere in ciò che si vuole realizzare scendendo attivamente in campo.

Come membro della commissione che segue le politiche di genere, quali strumenti dovrebbero essere adottati a suo parere per attuare una vera parità a livello lavorativo? Cosa può fare la politica a riguardo, soprattutto per diminuire la disparità nelle aziende di dimensioni minori?

Ogni giorno in tutti i paesi dell’Unione Europea alle donne viene impedito di avere parte attiva nel mondo del lavoro e nella società in generale a causa di pregiudizi e discriminazioni.

Per questo è in fase di negoziazione tra le istituzioni europee competenti una legislazione in grado di dare uguali diritti a tutti e di contribuire ad abbattere gli ostacoli che, in particolare le donne, devono affrontare.

Le leggi devono aiutare a proteggere le donne contro la discriminazione e le vessazioni.  

L’Unione Europea fornisce sostegno a questi cambiamenti legali attraverso il finanziamento di ricerche, progetti e organizzazioni che operano nel settore della lotta alla discriminazione.

“Oggi è compito dei giovani, soprattutto di quei giovani assaliti da sentimenti di sfiducia e preoccupazione, pretendere e far prevalere discussioni su temi seri, farsi promotori di proposte, senza accontentarsi che a realizzarle siano gli altri. “ 

Barbara Matera

Stiamo lavorando attivamente per creare maggiore consapevolezza sulla nuova legislazione relativa all’antidiscriminazione, così come, più in generale, sui temi della diversità e della discriminazione nel loro complesso.

I sondaggi mettono in luce di come l’effetto dei figli sul percorso di carriera rappresenti un peso. Il 55,6% delle donne ha ammesso di aver dovuto ridimensionare le proprie aspirazioni lavorative dopo la nascita di un figlio.

Mobbing, discriminazione, difficoltà di accesso alle cariche apicali condizionano così la possibilità delle donne di richiedere il congedo di maternità nei tempi e nei modi previsti dalla legge.

A mio avviso una soluzione utile, al fine di ridurre sostanzialmente le disparità di genere in materia di lavoro, sarebbe quella di introdurre il cd. congedo parentale obbligatorio.

Il passaggio dalle canoniche 40 alle 30 ore settimanali e l’utilizzo effettivo dello smart working, se applicati in modo uniforme a uomini e donne, potrebbero risolvere parzialmente il problema?  

Si, il passaggio dalle canoniche 40 alle 30 ore settimanali e l’utilizzo effettivo dello smart working, se applicati in modo uniforme a uomini e donne, potrebbero risolvere parzialmente il problema.

In tal caso non essendo necessaria la presenza fisica o comunque prevedendo una riduzione delle ore lavorative si consentirebbe alle donne di non uscire dal mondo del lavoro per troppo tempo e contemporaneamente dedicarsi alle proprie mansioni di madri.

Anche la politica, come gli altri settori, è povera di donne in posizioni apicali, ma non solo. Quali sono le ragioni, gli ostacoli che le politiche o le aspiranti tali si trovano a dover affrontare in quanto donne?

Innanzitutto parto col dirle che dedicheremo, in Parlamento, la giornata dell’8 marzo interamente al ruolo delle donne in politica.

Le varie difficoltà che continuamente incontrano le donne che intendono affacciarsi alla vita politica, sono frutto di una società machista, dovuta ad un’eccessiva esibizione di virilità nella convinzione che il maschio sia superiore alla femmina.

Si rende necessario rompere questo soffitto di cristallo, evitando che l’avanzamento di carriera di una donna in una qualsiasi organizzazione lavorativa o sociale, o il raggiungimento della parità di diritti, venga impedito per discriminazioni, prevalentemente di carattere razziale o sessuale che si frappongono come barriere insormontabili anche se apparentemente invisibili.

I sondaggi dimostrano ancora oggi che le donne in posizione apicale sono particolarmente esposte a ripercussioni molti più forti rispetto al sesso maschile.

Qual è invece il ruolo chiave che possono avere e perché sono indispensabili per il governo del Paese e negli organi internazionali?

Un equo coinvolgimento di uomini e donne nelle strutture internazionali rispecchierebbe a pieno la compagine sociale.

Da attente ricerche, il numero delle donne laureate risulta essere attualmente maggiore rispetto agli uomini.

Numerose sono le donne che hanno dimostrato di essere indispensabili per il governo del Paese e di avere una fortissima tenacia, si pensi a Christine Lagarde.

Ha dei suggerimenti per invogliare le giovani alla politica? Forse un maggior numero di Role Model che trasmettano alle giovani l’idea che la politica sia un’alternativa percorribile?

Oggi non si può rimanere fermi ad aspettare, la nostra generazione non può permetterselo.

La politica è una cosa bella, è uno spazio di confronto, di dialogo. E un giovane dovrebbe sempre appassionarsi alla politica, che sia politica di raffronto, che sia politica di discussione tra persone disposte a ragionare di tematiche sociali, economiche, ambientali e culturali. Oggi è compito dei giovani, soprattutto di quei giovani assaliti da sentimenti di sfiducia e preoccupazione, pretendere e far prevalere discussioni su temi seri, farsi promotori di proposte, senza accontentarsi che a realizzarle siano gli altri.

Non si deve pensare alla politica come un punto di arrivo, ma come un buon inizio per cambiare le cose che non ci piacciono al fine di realizzare il bene comune.

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