catia tomasetti

partner di bonellierede

Dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Bologna e periodi di studio in Francia all’Institut des Hautes Etudes Internationales de Nice e in Inghilterra presso il College of Law di Londra, Catia Tomasetti ha lavorato presso diversi studi legali, fino a diventare partner dello studio Allen & Overy, dove ha lavorato per circa dieci anni.

Attualmente è partner dello studio BonelliErede e Presidente della Banca Centrale della Repubblica di San Marino. 

 

 In questa intervista si parla di:

  • pari opportunità negli studi legali
  • network e mentoring in area legale
  • alternatività tra carriera e famiglia
  

Quando ha deciso di diventare avvocato?

Tardi. Non mi piaceva l’idea di fare l’avvocato e ho fatto tutto il mio corso di studi per fare il diplomatico. Poi per fortuna ho cambiato idea a fine anni ottanta! Ora sono veramente felice della mia scelta. Ora come allora trovo che sia difficile, per i giovani e per le giovani donne in particolare, scegliere e avere una guida efficace alle professioni. Mi auguro che si lavori su questo e che i giovani, e soprattutto le donne, vengano supportate adeguatamente nelle proprie scelte.

Ci racconta brevemente la sua carriera? Quali sono stati i maggiori ostacoli che ha incontrato durante il percorso? Quali le maggiori soddisfazioni?

Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza a Bologna nel 1988, ho fatto un master in Francia e un lungo soggiorno studio in Inghilterra per migliorare il francese e l’inglese. Successivamente mi sono abilitata come avvocato in Italia, Inghilterra e Galles. Ho iniziato la professione a Londra, ma nel 1995 ho deciso di rientrare in Italia convinta che il Project Finance potesse essere la soluzione ideale per le carenze infrastrutturali del Paese. Da quel momento sono stata coinvolta nelle operazioni più rilevanti e innovative e nei tavoli di lavoro per la redazione di normative determinanti per il settore,

fino a diventare Presidente di Acea e della Cassa di Risparmio di Cesena. Di recente infine sono stata nominata Presidente della Banca Centrale della Repubblica di San Marino. Nel mio percorso di carriera nei settori legale e finanziario ho avuto tante soddisfazioni professionali, che hanno bilanciato criticità e periodi difficili comunque non diversi rispetto a quelli che una donna rischia di affrontare nel corso della sua vita professionale anche in altri settori, soprattutto quando si ritrova ad occupare ruoli apicali.

 

“Oggi (…) ci sono molte donne che per me sono fonte di ispirazione continua e che ammiro: sono presidenti e ad di società e testimoniano col loro lavoro quotidiano che il tetto di cristallo si può rompere e che esiste una leadership femminile” 

Catia Tomasetti

Ha avuto dei mentori o comunque delle figure che hanno influito sulla sua storia professionale?

Ne ho avuti molti: Domenico Apicella, Graham Vinter, Franco Vigliano e Franco Bonelli. Come donne Anne Baldock e Fiona Fitzgerald. Nessuna donna italiana purtroppo. Il tema è generazionale: ai miei tempi in Italia non c’erano partner donna e soprattutto non nel banking, credo di essere stata la prima. Oggi è diverso, ci sono molte donne che per me sono fonte di ispirazione continua e che ammiro: sono presidenti e ad di società e testimoniano col loro lavoro quotidiano che il tetto di cristallo si può rompere e che esiste una leadership femminile.

Durante la sua carriera è sempre stata considerata alla pari dei colleghi o si è sentita in dovere di dimostrare qualcosa di più? Quanto è difficile essere donna e avvocato?

Non credo che le difficoltà siano strettamente legate al mondo legale. Le donne hanno purtroppo ancora un basso livello di rappresentanza istituzionale o incarichi apicali, nonostante la normativa sulle quote rosa obbligatorie in CDA e organi di controllo delle aziende abbia dato una spinta positiva in questo senso. Nel contesto della professione legale esistono molti esempi virtuosi che evidenziano un cambio di tendenza, con professioniste che ricoprono ruoli rilevanti all’interno delle rispettive organizzazioni. Quando ho intrapreso la professione, nei principali studi italiani non c’erano soci donna. Io stessa credo di essere stata il primo socio donna banking in Italia. La mentalità oggi è molto cambiata e le donne hanno pari opportunità all’interno degli studi legali. Un’inversione di tendenza che posso riscontrare anche in BonelliErede, lo studio legale di cui faccio parte, dove registriamo una buona rappresentanza femminile non solo a livello di partnership (un partner su tre è donna), ma anche in altri organismi come i nostri Comitati o il CdA: io faccio parte del Comitato Africa, che è responsabile della strategia di sviluppo in Africa e nel Medio Oriente della law firm; dello stesso Comitato fa parte anche Rindala Beydoun, managing partner di BonelliErede Middle East; Emanuela Da Rin, partner, è un membro del CdA. Tra le generazioni più giovani di BonelliErede, il rapporto tra presenze femminili e maschili è di uno ad uno. Non siamo arrivati ad un approdo e c’è molta strada ancora da fare, ma rispetto agli inizi della mia professione il settore ha radicalmente mutato atteggiamento verso i temi di genere.

Che consigli darebbe alle giovani laureate che si stanno affacciando al mondo del lavoro per emergere e dimostrare le proprie capacità?

Si deve intraprendere questa professione solo se la si ama e, se la si ama, bisogna farla con passione. Inoltre, non bisogna approcciare il lavoro con il timore di essere discriminati, in primo luogo perché – mi riferisco sempre al settore legale – gli studi migliori non discriminano. Nel momento in cui si abbia anche solo l’impressione di trovarsi davanti a situazioni discriminanti, bisogna armarsi di coraggio e buona volontà e contribuire in maniera attiva a far sì che le cose cambino!

Inoltre vorrei consigliare alle mie giovani colleghe, presenti e future, di non credere mai alla bugia dell’alternatività tra carriera e famiglia. Gli studi legali migliori, così come le società migliori, tutelano il diritto alla maternità e anzi favoriscono l’equilibrio tra vita privata e lavoro. Un’organizzazione che non presidiasse e proteggesse tali valori sarebbe priva di futuro.

Infine consiglio di rivolgersi alle colleghe più anziane perché esistono un network ed una solidarietà femminile. Noi cinquantenni di oggi, quando abbiamo iniziato, non avevamo colleghe più anziane in posizione apicale a cui rivolgerci. Oggi esistono e le loro porte sono sempre aperte per un consiglio o un supporto. È un dovere per le donne della mia generazione supportare le altre e tutelare la diversità.

 

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