giovanna boggio robutti

Direttrice generale di feduf - fondazione per l'educazione finanziaria e al risparmio

Dopo gli studi alla Scuola Politecnica di Design a Milano Giovanna Boggio Robutti inizia la sua carriera professionale nel settore comunicazione lavorando presso piccole e grandi aziende fino a diventare capo della comunicazione presso Zurich Italia.

La sua esperienza in ambito finanziario comincia quando entra in PattiChiari (Consorzio di banche italiane), dove si occupa in particolare di educazione finanziaria.

Attualmente è Direttrice generale di FEduF (Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio).

 

 In questa intervista si parla di:

  • il ruolo fondamentale delle mentor
  • scelte di studio e di carriera femminili
  • curiosità e fiducia in sé stesse
 
Ci racconta brevemente il suo percorso lavorativo, i successi ed i momenti più critici della sua carriera?

Il mio lavoro è iniziato per caso con una proposta ricevuta quando ero giovanissima e non sapevo fare praticamente nulla. Dandomi da fare, un passo dietro l’altro, osservando e imparando tutto il possibile dalle persone che avevo intorno ho imboccato la strada della comunicazione di impresa che mi ha portata nella posizione in cui mi trovo oggi, quella di direttore generale di una fondazione privata. Mai avrei pensato di arrivare qui anche se, guardando indietro, vedo in ogni passo della mia carriera un momento fondamentale per raggiungere questa meta.

Nel mio lavoro c’è stato di tutto: piccole agenzie di comunicazione, multinazionali americane ed europee di settori diversi, passando dalla chimica alla farmaceutica, poi all’ambiente e infine al settore finanziario. 

I successi sono stati tanti: ogni nuovo lavoro, derivato da un’opportunità più interessante proveniente dal mercato, mi ha dato modo di conoscere realtà diverse e crescere in fretta. Un po’ di fortuna e tanto coraggio, determinazione, curiosità mi hanno aiutata a muovermi in ambienti lavorativi diversi, adattandomi a colleghi e modalità di lavoro spesso differenti tra loro, a culture e paesi diversi nelle occasioni di networking internazionale.  

“Si dice che “volere è potere” e io sono convinta che sia così. 

Ma bisogna abbattere le barriere mentali che limitano la nostra visione al femminile impedendo alle nostre capacità di farci volare davvero alto quanto vorremmo”

Giovanna Boggio Robutti

Non tutte le esperienze sono state rose e fiori, in alcune situazioni ho sofferto molto con conseguenze, per fortuna temporanee, anche sulla salute. Ma tutte sono state fondamentali per rafforzarmi e acquisire consapevolezza delle mie potenzialità: dalla capacità di resilienza allo spirito di iniziativa che mi ha sempre portata a vedere, nei compiti che mi venivano affidati, più le potenzialità che i limiti. Tanti successi e alcune sconfitte hanno prodotto ciò che sono oggi, di cui vado fiera perché la mia carriera l’ho davvero costruita esclusivamente con le mie forze.

Perché ad un certo punto della sua carriera ha deciso di occuparsi di economia e finanza?

In realtà non è stata una scelta, ma qualcosa che è accaduto. Alla fine degli anni Novanta, dopo 15 anni di lavoro in settori industriali, ho ricevuto una proposta da parte di un grande gruppo assicurativo e finanziario che riteneva interessante la mia esperienza di comunicatore d’impresa proprio perché sviluppata in ambiti diversi. Nel mio attuale lavoro utilizzo le competenze professionali che ho acquisito nel tempo per rendere l’economia e la finanza argomenti comprensibili a tutti, la mia conoscenza di questi argomenti è stata quindi acquisita sul campo per esigenze professionali.

Ha avuto dei mentori o comunque delle figure che hanno influito sulla sua carriera professionale?

Nella mia vita professionale ho avuto la fortuna di incontrare tre donne che mi hanno insegnato tantissimo, ognuna di loro cose e stili di lavoro diversi di cui ho fatto tesoro nel tempo. La prima di queste mi ha insegnato, attraverso la sofferenza, che posso farcela anche nelle condizioni più difficili; la seconda mi ha insegnato la tecnica della comunicazione, la precisione, la progettualità; la terza – oggi mia grande amica – mi ha insegnato che il nostro lavoro unisce la capacità professionale con la forza della persona, l’etica, il coraggio e la determinazione. Ma soprattutto ha rappresentato per me il valore delle donne: lei è stata un esempio di come una donna può essere ascoltata e rispettata in contesti decisionali fortemente maschili, una persona forte e impavida, che non è si è mai fermata davanti a nulla e che nessuno ha mai fermato perché la sua professionalità e reputazione sono sempre state inattaccabili.

Poi, nell’ultima parte della mia carriera, è stato un uomo a insegnarmi una cosa preziosissima: il valore dei numeri, dei processi e della rendicontazione per oggettivare, razionalizzare e inquadrare in un contesto “maschile” progetti che, per loro natura, sono basati su fattori soft spesso poco misurabili nei risultati.

Quali sono secondo lei i fattori che limitano la presenza femminile ai vertici aziendali? Che cambiamenti devono essere posti in atto per attuare una vera parità?

Io credo che le donne, per un retaggio culturale ancora persistente malgrado il crescente impegno per l’abbattimento degli stereotipi di genere, abbiano a volte poco coraggio e soprattutto tendano a sottovalutarsi rispetto agli uomini. Lo vediamo nella condizione retributiva che tende ad assegnare stipendi più alti agli uomini che alle donne (basta digitare su Google “parità retributiva in Italia” per verificare in che situazione ci troviamo); lo vediamo nelle scelte di carriera che spesso vedono le donne penalizzate perché, ad esempio, vincolate da problemi organizzativi di carattere familiare. In un Paese in cui il supporto alle donne nella gestione dei figli è molto limitato, un lavoro impegnativo dal punto di vista del tempo e della responsabilità sembra spesso impercorribile per questo problema. Dico sembra perché a volte facciamo prevalere l’attitudine al sacrificio domestico che il retaggio culturale del nostro Paese ancora ci impone e ci arrendiamo psicologicamente all’idea che non sia possibile far convivere lo sviluppo di una carriera brillante con la gestione della famiglia. Il che in effetti è impresa ardua, tanto che solo una donna ce la può fare!

Che cosa in concreto possono fare le donne per allinearsi lavorativamente? Ci sono degli atteggiamenti da cambiare per migliorare questa disparità?

Alzare la testa e rendersi conto che le donne hanno una marcia in più, devono solo inserirla. Numerose ricerche internazionali dimostrano che le ragazze sono generalmente più brave negli studi dei maschi, come mai nel mondo del lavoro questo vantaggio competitivo si annulla? Forse dobbiamo credere di più in noi stesse, evolvere mentalmente e sfilarci dal ruolo gregario che ci viene purtroppo trasmesso dall’esempio delle generazioni che ci hanno preceduto. Non dobbiamo farci influenzare dalla cultura tradizionale che porta le ragazze e fare scelte universitarie più “adatte a una donna” e ampliare le nostre visioni senza porci limite di genere. Si dice che “volere è potere” e io sono convinta che sia così. Ma bisogna abbattere le barriere mentali che limitano la nostra visione al femminile impedendo alle nostre capacità di farci volare davvero alto quanto vorremmo.

Alcuni consigli per le giovani laureate?

Oggi il mondo del lavoro sta cambiando così rapidamente che è difficile dare consigli. Il mio, comunque, è quello di essere curiose e attente a tutti i segnali del mercato e della società. Le nuove professioni spuntano come funghi e si modificano rapidamente. Il mondo del lavoro cerca da un lato specializzazione, dall’altro capacità di lettura dei cambiamenti sociali: se la filosofia viene abbinata al coding e le soft skills rientrano oggi tra le competenze fondamentali per molte tipologie di lavoro, direi che c’è ampio spazio per la contaminazione. Apertura mentale e intelligenza emotiva possono, a mio parere, essere delle buone alleate per chi vuole uscire dagli stereotipi, soprattutto in un contesto economico e sociale che ci obbliga – fortunatamente – a riprogettare il nostro modello di sviluppo in base al nuovo paradigma della sostenibilità. E questa è, in tutti i sensi, una inesauribile fonte di opportunità per chi entra oggi nel mondo del lavoro, come ci insegna la giovane Greta, il modello femminile più esplosivo che ci sia oggi sulla faccia della Terra, di cui io sono la fan n. 1!

 

 PS: La mia intervista è dedicata a Ketty, la donna che auguro a tutte voi di incontrare sul vostro cammino. 

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