elsa viora

responsabile della ssd di ecografia e diagnosi prenatale,
ospedale sant'anna di torino

Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Torino, una specializzazione in Ostetricia e Ginecologia presso lo stesso ateneo ed una seconda specializzazione in Genetica Medica presso l’Università La Sapienza di Roma, Elsa Viora si è dedicata all’ecografia ostetrica-ginecologica prima presso il Consultorio familiare di Torino e poi presso l’Ospedale Sant’Anna, sempre a Torino.

Attualmente è Presidente dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani e Responsabile della SSD di Ecografia e Diagnosi Prenatale presso il Reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale S. Anna di Torino.

 

 

Quando ha deciso di diventare ginecologa? Ci racconta brevemente la sua carriera?

Ho deciso di diventare ginecologa nel momento in cui ho scelto di fare medicina: volevo diventare “la dottoressa delle donne”.

Allora non c’era il numero chiuso per l’accesso alle facoltà quindi ci si iscriveva e basta. Ho dato gli esami e mi sono laureata. Ho fatto la tesi di laurea in ecografia sui “movimenti respiratori del feto” con il dott. Mario Campogrande, nella Cattedra di Patologia Ostetrica, diretta dal prof. Leone Gagliardi.

Ho fatto il test per l’ingresso alla Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia e sono entrata.

Ho lavorato 8 anni in Consultorio familiare a Torino (eravamo i primi medici assunti come dipendenti a tempo pieno nei Consultori) con alcune ore alla settimana in Università presso il Servizio di Ecografia della Patologia ostetrica, diretta dal prof. Leone Gagliardi. Poi ho avuto il trasferimento in ospedale (il contratto era lo stesso) e mi sono dedicata esclusivamente all’ecografia ostetrica-ginecologica, all’ambulatorio delle gravidanze patologiche, così come deciso dal prof. Gagliardi.

A settembre 1994 mi sono trasferita dall’Università al Servizio di Ecografia ostetrica-ginecologica del Dipartimento ospedaliero, diretto dal dott. Mario Campogrande, sempre all’interno dell’Ospedale Sant’Anna.

Quali gli ostacoli nell’essere medico e donna? Come ha conciliato vita privata e lavoro?

Non mi pare vi siano stati ostacoli particolari nell’essere medico donna. Certamente io non ho avuto la strada “spianata” da familiari o conoscenze, però ho trovato persone che mi hanno aiutata e che hanno riconosciuto i miei, seppur pochi, meriti.

Non posso dire di essere stata vessata.

Il tema della conciliazione è in effetti un punto essenziale, se non c’è una collaborazione diventa tutto più difficile.

Io ho avuto una situazione molto fortunata: vivevo e vivo in campagna, nella casa dove sono nata, insieme a mia sorella ed alla sua famiglia.

I nostri figli, due miei e due suoi, sono vissuti insieme e l’organizzazione è stata facilitata.

Ora sono felicemente nonna di tre nipoti. 

 

Ha avuto dei mentori o comunque delle figure che hanno influito sulla sua storia professionale? Ha mai fatto da mentore?

Certo, ho avuto dei maestri ed ho cercato di essere una buona maestra per i più giovani.

Il prof. Gagliardi, il dott. Campogrande, il prof. Monti e molti altri/e mi hanno insegnato non solo il “mestiere” ma anche e soprattutto come essere un medico.

Ho sempre cercato e cerco ancora oggi di insegnare non solo ciò che so dal punto di vista tecnico, ma anche e soprattutto a pensare che davanti a noi abbiamo una persona con i suoi bisogni, la sua storia, il suo modo di essere. Non è facile, forse neppure possibile, rispondere ogni giorno, ogni ora alle aspettative di chi si rivolge a noi, ma se uno è consapevole della difficoltà per lo meno si sforza.

Io sono sicura che non ci riesco sempre, che ci sono donne che non sono rimaste soddisfatte di come mi sono relazionata con loro e talvolta me ne rendo conto subito o magari alla sera quando ripenso alla mia giornata. 

Durante la sua carriera è sempre stata considerata alla pari dei colleghi o si è sentita in dovere di dimostrare qualcosa di più?

Ho sempre lavorato sodo: è l’unica cosa che so fare e che mi ha permesso di raggiungere gli obiettivi. 

Quali sono secondo lei i fattori che limitano la presenza femminile nelle posizioni di rilievo, in particolare in ambito sanitario? Quali modifiche potrebbero essere apportate per favorire un avanzamento di carriera meritocratico?

In ambito ostetrico-ginecologico, che è quello che conosco, non vi sono fattori che limitino in modo decisivo la presenza femminile, anzi ora le specializzande sono prevalentemente donne quindi nei prossimi anni la maggioranza dei ginecologi sarà donna, scusi il gioco di parole. È una specialità, come peraltro tutta la medicina, che sta diventando sempre più femminile.

Che consigli darebbe alle giovani dottoresse che si stanno affacciando al mondo del lavoro?

Di scegliere un lavoro che piaccia e di metterci molta passione.

Solo con l’entusiasmo e la passione è possibile lavorare tutti i giorni cercando di svolgere al meglio il proprio compito.

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