norma rossetti

founder mysecretcase

Dopo un percorso di studi in arte e fotografia presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze Norma Rossetti ha lavorato come fotografa, realizzando diversi documentari e reportage a sfondo sociale. Il suo linguaggio di immagini, creativo e non convenzionale è stato la carta vincente quando nel 2014 ha deciso di seguire la sua vena imprenditoriale e fonda MySecretCase, – startup di e-commerce di sex toys con un fatturato 2018 di quasi 3 milioni di euro – con un obiettivo: trattare il tema dei sex toys da una nuova prospettiva, consapevole ma anche creativa, fresca e divertente, e promuovere una cultura della sessualità e di educazione al piacere.

 

 

  

Ci racconta brevemente la sua storia e com’è nata la decisione di fare impresa?

L’idea di lanciare questa attività mi è venuta durante un viaggio in Malesia. Con amici bocconiani si parlava di quale potesse essere il mercato del futuro, ed è emerso quello dell’erotismo. Ho iniziato a studiare il tema, a vedere come veniva trattato anche su siti esteri e ho capito che mancava un punto di vista femminile, fresco e leggero, che puntasse sul gioco, che considerasse la donna come soggetto di piacere e il sesso come parte del benessere psico-fisico. Per questo in MySecretCase, oltre che sulla vendita online puntiamo su contenuti editoriali e progetti social, come le consulenze gratuite da parte di specialisti qualificati, per dare risposte anche alle domande dei più giovani.

Attualmente stiamo supportano con un crowdfunding Making Of Love, un film sulla sessualità e sull’educazione al piacere per portare l’educazione al piacere nelle scuole.

Il film, scritto e girato da 8 ragazzi tra i 18 e i 24 anni – Clode, Enri, Feel, Isa, Lorenzo, Matilde, Matteo, Pip – parlerà di intimità, mostrerà corpi veri, esplorerà le fragilità che attraversano un’intera generazione, creerà un immaginario diverso da quello del porno, per accompagnare i ragazzi nella consapevolezza del proprio corpo e delle proprie emozioni, con l’obiettivo di portare l’educazione al piacere  negli istituti scolastici superiori e in alcuni cinema del territorio nazionale dove ancora regna un enorme gap informativo e culturale rispetto agli altri paesi europei.

Quali sono i primi passi che ha fatto dall’idea alla nascita della società?

Abbiamo iniziato a studiare il mercato internazionale, europeo e italiano dei sex toys, a mappare i principali player del mercato e altri potenziali competitor per rilevare eventuali ambiti non presidiati – come quello di una cultura e di una educazione sessuale che privilegino la consapevolezza, ma anche il gioco, la scoperta e la fantasia – e ritagliarci una nostra nicchia, non solo di clienti ma anche di interlocutori, di persone da ascoltare. Questo ci ha consentito, ad esempio, di pensare a progetti ad hoc e di iniziare a produrre una linea di sex toys studiata sulle loro esigenze.

Com’era la sua giornata tipo nei primi mesi di attività?

Inizialmente mi sono occupata di tutto, non avevamo fondi e soprattutto non era semplice attrarre talenti trattandosi di una start-up che operava in un mondo pieno di tabù e pregiudizi. Per 2 anni, volutamente mi sono dedicata al customer care per studiare le esigenze, i dubbi e le curiosità degli utenti rispetto al tema, creavo contenuti, li caricavo sul sito, buona parte del mio tempo, anche notturno e nei week end la investivo in ricerca prodotto e trend esteri.

Dove ha trovato i fondi e le persone giuste con cui collaborare?

Abbiamo lanciato MySecretCase nel 2014, con un seed da 50mila euro e nel primo anno di attività, il 2014, abbiamo fatturato 135mila euro; nel 2015 è arrivato un altro seed di 110mila euro, con l’aiuto di parenti e amici, e abbiamo chiuso l’anno con ricavi pari a 400mila euro. L’anno successivo, il 2016, siamo arrivati a 900mila euro senza nessun ulteriore apporto da investitori.

Nel 2017 finalmente si sono aperte le strade per incontrare investitori italiani: hanno cominciato a invitarci ai roadshow delle startup, dimostrando coraggio e apertura dato il nostro core business. Con un Series A round abbiamo raccolto 1,1 milioni di euro, tutti da investitori italiani. Siamo i primi in Italia, in questo settore, a raccogliere fondi. Nel 2017 abbiamo fatturato 2 milioni di euro, lo scorso anno abbiamo chiuso a quasi 3 milioni di euro e a luglio 2019 abbiamo chiuso un Round B con una raccolta totale di 2,5 milioni.

Quali sono stati gli insegnamenti o le esperienze fatte in precedenza che le sono state più utili quando è diventata imprenditrice?

Non ho una formazione economica e finanziaria, che potrebbe definirsi “classica” per chi crea un’azienda, ma ho studiato arte e mi sono occupata di fotografia a sfondo sociale. Senza dubbio rifarei questo percorso che mi ha insegnato a costruire un progetto, ad aderire a dei valori, a guardare le cose con una buona dose di creatività e soprattutto a non mollare. Riconosco nel mio percorso la costruzione di una visione imprenditoriale. Senza dubbio, devo moltissimo agli insegnamenti del mio co-founder che invece è un ex McKinsey ed è stato prezioso in molti passaggi dell’azienda e che tutt’ora gestisce la parte finanziaria.

Quali consigli darebbe alle giovani con l’idea di fare impresa?

1.   Scegliete un progetto che vi coinvolga realmente a 360°, nei primi anni dovrete dedicare alla vostra startup tutte le vostre energie.

2.  Studiate bene il mercato per rilevare eventuali segmenti non presidiati e ritagliatevi la vostra nicchia.

3.   Accettate il fallimento come possibile tappa della vostra strada verso il successo

4.   Scegliete le risorse giuste. il 99% delle startup fallisce entro il primo anno dalla sua costituzione e tra i principali motivi, al 3° posto, troviamo proprio la scelta di un team sbagliato.

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